Quando l’ARA incontra l’Apnea

Forti della presenza nel nostro club di un istruttore MAp2a, Roberto Carrozza, quest’anno si è deciso di organizzare uno stage di apnea più complesso e articolato rispetto agli anni scorsi, dedicato ai ragazzi che stanno affrontando il percorso per conseguire il brevetto di 2° ARA.

Per tre lunedì i nostri allievi hanno dovuto lasciare la loro usuale piscina, il NEI, per raggiungere il Centro Natatorio Pia Grande, dove Roberto tiene i corsi di Apnea, e sono stati messi a dura prova in quanto il programma delle serate, ognuna dedicata ad un tema specifico, si è rivelato essere ricco e impegnativo. Fortunatamente Roberto non solo è molto preparato ma è dotato di grande pazienza e umanità. Qui sotto riporto il programma dello stage:

  • La prima serata è stata dedicata a respirazione, rilassamento e apnea statica.

  • La seconda è stata incentrata sullo sviluppo dell’acquaticità. In particolar modo si è lavorato sull’Idrodinamicità e sulla“propriocezione”, ovvero la consapevolezza del proprio corpo nell’acqua. Attività in acqua da fermi o in lento movimento, utilizzando anche collari (zavorre) per provare lo scivolamento massimo in apnea dinamica. Obiettivo: capire come ci si muove efficacemente in acqua trovando e mantenendo il rilassamento.

  • Il Terzo giorno: Apnea in movimento. Apnee dinamiche con attrezzatura. Cercare il proprio ritmo corretto di pinneggiata per ottimizzare rilassamento e distanza. Dinamiche “Stop & Go” (10 secondi di statica prima di partire con la vasca in dinamica): utile per raggiungere un forte rilassamento iniziale, e rendersi consapevoli che pur allungando l’apnea dinamica di 10 secondi, la sensazione al termine della prestazione è di maggior piacere. Approccio corretto alla capovolta sul cavo per l’assetto costante in acqua libera.

Gentilmente Roberto ha accettato di rispondere a qualche domanda che mi è venuta in mente quando sono venuta a conoscenza di questo progetto di incontro APNEA/ARA, vi riporto il risultato di questa mini intervista:

1- Perché lo stage è iniziato con una seduta di yoga?

Metterei più respirazione/rilassamento, che yoga (sia mai qualche yogi si offenda 😃).

Per imparare a trattenere il respiro prima bisogna imparare a respirare. La respirazione ed il rilassamento strettamente legati ed imparare l’effetto che alcuni regimi respiratori hanno sul fisico e sullo stato mentale è un passo fondamentale per comprendere l’apnea.

2- Con che spirito i ragazzi si sono avvicinati all’apnea statica?

Molta curiosità, dopo la seduta di rilassamento, e qualche dubbio sulle proprie capacità.

3- Come hanno reagito di fronte ai risultati?

Tutti hanno mostrato una evoluzione nella serie di statiche effettuate, arrivando a tempi che non ritenevano “propri” prima. Questo li ha portati a capire che i loro limiti sono differenti da quelli percepiti, con un certo stupore e sicuramente entusiasmo.

6- Perché la necessità di integrare il corso ARA con l’APNEA?

ARA e Apnea sono discipline complementari. Ci si muove nello stesso elemento. Fornire ad un allievo AR una serie di elementi di consapevolezza delle proprie effettive capacità apneistiche arricchisce il suo bagaglio di acquaticità e tecnica nonché di sicurezza nella eventuale gestione di situazioni anomale in immersione. Una corretta respirazione ottimizza tranquillità, gestione aria e smaltimento azoto in risalita e nelle soste di sicurezza/decompressione.

7- Quali benefici hanno ottenuto gli allievi?

Credo abbiano capito che la difficoltà provata durante gli esercizi dei corsi AR effettuati in apnea era legata ad una loro errata percezione dei propri limiti e dei messaggi che il corpo gli dava. Ora dovrebbero essere in grado di gestire meglio se stessi in quelle situazioni, avendo intuito almeno in parte il piacere che può legarsi all’assenza del respiro e al movimento a corpo libero nell’acqua. In generale hanno acquisito alcuni elementi di base che dovrebbero anche facilitare la gestione delle situazioni di affanno/stress.

8- si è notato un cambiamento nel loro rapporto con l’acqua?

Si, direi che tutti hanno cominciato a intuire e riconoscere i movimenti “giusti” da quelli meno corretti, apprezzando la differenza. Questo gli permetterà di lavorare con più consapevolezza sulle componenti tecniche a corpo libero nel prossimo futuro

Non contenta delle già esaustive risposte di Roberto ho voluto chiedere direttamente ai partecipanti dello stage le loro impressioni, ecco il loro pensiero:

Chiara: Bello imparare a gestire un po’ i pensieri e capire che spesso i limiti sono nella nostra testa, creati da noi. Ora ho la consapevolezza che tutti gli esercizi proposti al corso sono alla mia portata, se sono rilassata e concentrata… Non è certo un problema di aria insomma, ma di testa 😅

Gabriele: Sottoscrivo. Inoltre anche alcuni aspetti tecnici, anche se solo in tre lezioni, sono stati spiegati molto bene e sicuramente mi torneranno utili dentro e fuori la piscina.

Rosy: Noi siamo fiori che sbocciano piano piano e piano piano sbocciamo e scopriamo delle cose meravigliose sia come sub sia, in questo caso, come apneisti, la stage ci ha aiutato ad essere più concentrati utilizzando una respirazione lenta e controllata ed a essere coscienti di noi stessi È un modo più tranquillo per conoscere il nostro corpo e controllare la nostra emozione ma, soprattutto, la nostra testa.

Giuseppe: Sono stati 3 lunedì intensi ed interessanti…l’apnea non è un mondo così lontano dalla subacquea, entrambi si fondano sulla conoscenza ed il rigoroso rispetto delle “leggi” che influenzano il nostro organismo in immersione.

Tommaso: vi dico solo che ci sono quasi a fare la vestizione sott’acqua… Dopo le lezioni di apnea… Per cui successone!

Dalle loro parole si capisce che lo stage non è stato solo tecnica utile per ottenere il brevetto ma un valido strumento  per acquisire consapevolezza di sé e delle proprie capacita, è stata la possibilità di cambiare punto di vista, sentirsi sicuri nel tentare di superare i propri limiti e divertirsi nel riuscirci.

In poche parole… un successone!

 

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